Intorno al 1880, la famiglia Bertier da Chambery nell’Alta Savoia, si trasferisce a Grugliasco vicino a Torino con la giovane Celestina, che qui incontra e sposa appena diciottenne Carlo Arduino.
Il 6 agosto 1887 nasce il secondo dei loro sei figli: Nicola Arduino.
Ancora ragazzino Nicola aiuta il nonno paterno e il padre nel lavoro di decoratore. L’impresa famigliare di decorazione, senza lavoro nei mesi invernali, non dava certo un gran benessere alla numerosa famiglia ma, nella piccola Grugliasco li chiamavano “famija real”, tanto mamma Celestina riusciva sempre a farli uscire ben vestiti e tenere con molto decoro una piccola graziosa casa nel vecchio centro accanto alla Chiesa. Una famiglia molto unita e nonostante le difficoltà economiche, anche spensierata, dove tutti amavano molto la musica (a volte si recavano al teatro Regio a Torino fin dal mattino per assicurarsi un posto in loggione!) La mamma, una figura importante nella sua giovinezza, per un particolare feeling che li univa, poi un ricordo dolce e forte che lo accompagnerà tutta la vita.
E, da quel piccolo caldo nido avrà inizio la sua avventura di uomo e di artista, quando, nel 1903, il richiamo irresistibile della pittura gli farà affrontare a sedici anni la non facile decisione di iscriversi all’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino.
Saranno nove anni (per una fortunata combinazione sempre sotto la guida del Maestro Giacomo Grosso) nei quali, fin dall’inizio, ebbe medaglie, borse di studio, viaggi premio nelle principali città d’arte che confermeranno a lui e alla famiglia che quella era stata la decisione giusta.La vincita della medaglia d’oro alla fine del sesto anno (come miglior allievo) gli consente l’uso di uno studio personale per altri tre anni di perfezionamento nell’Accademia stessa, proprio accanto a quello del Maestro, con il quale avrà così modo di approfondire una sincera ed affettuosa amicizia.
Nel 1911 espone per la prima volta alla Promotrice delle Belle Arti a Torino con il quadro “La cicala”: la critica è lusinghiera e l’acquisto dell’opera da parte di un collezionista genovese gli consente di comprare un biglietto di prima classe per Buenos Aires sulla nave Regina Elena e seguire così il Maestro Grosso che lo aveva invitato ad andare con lui in Argentina.
Durante la traversata scoprì il lusso della prima classe a cui non era certamente abituato ma… anche il mal di mare che però non gli impedì di eseguire qualche ritratto, di fermare in rapide impressioni i bagliori di uno spettacolare tramonto all’equatore e anche a volte di esibirsi con il suo violino, strumento che amava suonare e portava sempre con sé insieme ai pennelli.
Nella ricca Buenos Aires del primo novecento approdavano artisti europei di consolidata fama e naturalmente di età matura così, questo pittore ancora tanto giovane e già tanto bravo suscitò subito interesse e ammirazione nell’ambiente dell’alta borghesia dove l’aveva introdotto il suo Maestro.E facile seguirlo in questi anni dalle lunghe lettere che scriveva quotidianamente alla sua famiglia, con la quale sentiva il bisogno di condividere tutte le emozioni.